Every 2-3 months, I renew the quest and ask myself what yoga practice means for me. This exercise is useful for everyone, but above all for those who, like me, share their practice with many people. What is yoga? What do I really do? And why?
I’m spending a few days at the beach, days of incredible beauty with an unexpected warm sun, empty beaches and warm water and an autumn sweetness that opens the heart. In the morning I wake up at 6 o’ clock, sometimes with the alarm clock sometimes even without, and before the hotel is even waking up, I go down to the beach where I walk, talk with the waves, sing a few mantras, sit and contemplate, do some asanas and just get lost. Usually I return just in time for breakfast at 10am.
When I asked myself again about what this magical, strong, surprising and sometimes humiliating practice is for me, the word FREEDOM came into my mind. And it’s not so obvious to define what kind of freedom it is. The levels and layers of interpretation and expression are multiple.
It’s about freedom to move at my pace, freedom to express what I am, freedom to dig deep into the essence of things.
But also freedom to be, to go in the hotel’s lobby barefoot and smile to the lady who watches my feet with a funny face. Freedom to tell my parents that I am not afraid of being alone, freedom to look in the opposite direction, freedom to play in the waves like a child.
I often think of the line of a song by Janis Joplin “freedom is just another word for nothing else to lose”. I actually don’t quite agree with that.
Freedom is when, despite what Janis sang, you have everything to gain, not anything to lose. Practice allows me to be free, in my body, but also and above all in my mind, so that I am so conscious that I create a true and profound freedom.
Only by looking deep into ourselves, observing everything that comes and goes from the mind, contemplating the inner landscape, metaphorically speaking, I do acquire a knowledge that is the pure essence of freedom. Yoga is freedom, to be who you are, yes. But most of all, to see and take the long time to see who you are and to let it also be. Very thankful, I bow to this practice, that I am no longer “doing” any more. It’s a practice that is revealing herself far beyond anything expected.
ITALIANO
Circa ogni 2-3 mesi mi interrogo su cosa significhi per me la pratica yoga. È un esercizio utile per tutti, ma soprattutto per chi, come me, condivide la sua pratica con altre persone.
Cos’è lo yoga? Cosa “faccio” veramente? E perché?
Sto trascorrendo alcuni giorni al mare, giorni di una bellezza incredibile con un caldo inaspettato, spiagge vuote e acqua calda e una dolcezza autunnale che apre il cuore. La mattina mi sveglio alle 6, a volte con l’aiuto della sveglia a volte anche senza, e prima che il resto dell’albergo si metta in moto scendo in spiaggia dove cammino, parlo con le onde, canticchio qualche mantra, mi siedo a contemplare, faccio qualche asana e mi perdo. Solitamente torno appena in tempo per la fine della colazione alle 10, con un bel brillo negli occhi.
Interrogandomi di nuovo su cos’è per me questa pratica – magica, forte, sorprendente e a volte umiliante – in queste giornate si è cristallizzata la parola LIBERTÀ. Lo yoga è libertà. Ecco.
Eppure non è per niente scontato definire di che tipo di libertà si tratti. I livelli e i piani di interpretazione e di espressione sono multipli. Libertà di muovermi al passo con il mio ritmo, libertà di esprimere quello che sono, libertà di scavare in profondità nell’essenza delle cose. Ma anche libertà di essere, di scendere nella hall dell’albergo a piedi nudi e di sorridere alla signora che mi fissa un po’ sbigottita. Libertà di dire ai miei genitori che non ho paura di essere sola, libertà di guardare nella direzione opposta, libertà di giocare tra le onde come una bambina.
Quando penso generalmente alla libertà, mi torna spesso in mente la strofa di una canzone di Janis Joplin “freedom is just another word for nothing else to lose”. In realtà non è così. La libertà è quando, contrariamente a quanto cantava la buona Janis, si ha tutto da guadagnare, non “più nulla da perdere”. La pratica mi permette di essere libera, nel mio corpo, ma anche e soprattutto nella mente, in modo da essere così consapevole da creare una vera e profonda libertà.
Solo guardando in profondità, osservando tutto quello che entra ed esce dalla mente, dalla vita, nel paesaggio, metaforicamente parlando, nel panorama interiore ed esteriore, acquisisco una conoscenza che si tramuta in libertà.
Alla libertà, probabilmente e anche tradizionalmente, segue la liberazione. Ma restando con la libertà, si può dire che è indispensabile a creare lo spazio necessario a ogni forma di creatività, di creazione, di apertura. Sono grata a questa pratica, ogni giorno che passa, per il processo, gli insegnamenti e gli spazi.
Namaste
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